Siamo social o asociali?

La nostra società sta diventando sempre più social e gli studiosi che si occupano di nuove tecnologie lo avevano previsto del resto già da tempo. Al giorno d’oggi tutti noi trascorriamo ore ed ore di fronte allo schermo di uno smartphone, di un tablet o di un pc, collegati 24 ore su 24 ai nostri social network preferiti, per non perdere neanche un aggiornamento su quello che accade ad amici e conoscenti. Sul treno, in autobus o in metropolitana, ogni momento è buono per fermarsi a leggere gli ultimi post e i nuovi messaggi della chat e ormai diventa sempre più raro anche trovare qualcuno che si dedichi alla sana lettura di un libro.

Il web è diventato ormai il nostro mondo e prevale per noi su qualunque altra forma di passatempo e di comunicazione. Qui scriviamo i nostri pensieri e pubblichiamo le nostre foto. Qui ci informiamo su cosa accade, leggiamo le ultime notizie, troviamo e persino acquistiamo i prodotti di cui abbiamo bisogno. Sempre qui le aziende, per tenersi al passo coi tempi, hanno iniziato a farsi pubblicità e a mettersi in evidenza, sfruttando appieno le potenzialità dell’interazione diretta con il futuro cliente, tramite quello che prende il nome di social media marketing.

Eppure, in un mondo così social, in cui tutti sono in contatto con tutti e in cui sembra che non ci si possa perdere di vista neanche per un minuto, pare che stiamo diventando tutti ogni giorno che passa un po’ più asociali. Secondo una recente indagine a cura di illustri psicologi, questo accadrebbe in particolar modo tra vicini di casa, persone che si vedono ogni giorno, ma che si comportano come veri e propri estranei.

L’abitudine alla comunicazione scritta sui social network, starebbe portando gli italiani a una sostanziale chiusura in se stessi, fanno notare gli studiosi. In poche parole, si tenderebbe a non rivolgere neanche una parola a chi si ha davanti, con una tendenza a estraniarsi che sta diventando quasi preoccupante.

Con il vicino di casa ci si scambia magari un rapido saluto, mentre si pensa a scrivere o a rispondere a chi ci ha contattato in chat appena un attimo prima. Spesso le conversazioni avvengono proprio in diretta, con lo smartphone in mano mentre si cammina ed è questo il caso in cui il più delle volte neanche si vede la persona che ci si trova di fronte. Insomma, quando accade questo non c’è spazio neanche per un semplice saluto, altro che chiacchierata tra vicini di casa!

Ormai è sul web che si socializza, si prende parte a gruppi con interessi comuni di tipo politico, sportivo, culturale o semplicemente costituiti da persone che lavorano nello stesso ufficio o che frequentano lo stesso corso in palestra.

Con i social è tutto più facile, non c’è difficoltà a costruire rapporti interpersonali, semplicemente perché non ci si espone in prima persona ma sempre attraverso il filtro del web.

Attenzione però a non demonizzare eccessivamente internet e i social network. Questi ultimi infatti non possono essere considerati i soli responsabili di tale modo di fare da parte degli italiani. Se andiamo ad analizzare a fondo la questione, scopriamo infatti che l’asocialità che ci sta caratterizzando sempre di più fonda le sue basi in primo luogo su due elementi che ormai sono parte integrante della nostra società. Da una parte c’è la frenesia che caratterizza la vita di tutti i giorni e dall’altra vi è la conseguente mancanza di tempo libero che molti lamentano.

Insomma, se si chiede a un italiano medio il motivo per cui non si ferma un attimo a chiacchierare con il vicino quando gli capita di incontrarlo sotto casa, ci si sente rispondere che non c’è tempo per questi convenevoli. Il conversare con la persona che ci abita a fianco è considerata un’inutie perdita di tempo, un lusso che con i ritmi di oggi non ci si può permettere. Quando ci si incontra, il più delle volte si sta correndo per andare a lavoro, per accompagnare a scuola un figlio che è già in ritardo, o per riuscire a fare spesa prima che il supermercato più vicino chiuda i battenti. Figuriamoci se si possono sprecare cinque minuti a parlare del più e del meno con il vicino. Si tratterebbe di un’attività superflua, per la quale di tempo a disposizione proprio non ce n’è.

Ma c’è dell’altro. La cosa che fa riflettere e che forse è ancora più grave, è che la maggior parte degli italiani ha dichiarato addirittura di vedere nel vicino di casa un vero e proprio elemento di disturbo alla propria quiete e tranquillità personale. Proprio per questo, quando possibile, tenderebbe ad evitarlo. Il ragionamento è questo: per non fare brutta figura dato che non ci si può fermare a chiacchierare, allora meglio evitare del tutto ogni possibile contatto. Si aggira quello che viene considerato un ostacolo e si prosegue dritti per la propria strada.

Tutto questo si è scoperto grazi e a un’analisi condotta con il metodo WOA (Web Opinion Analysis). Gli psicologi che hanno curato l’indagine hanno scelto un campione piuttosto ampio, composto da 1800 persone, uomini e donne, che sono stati monitorati attentamente. In pratica si è seguito il comportamento online di queste persone, tutti adulti di età compresa tra 18 e 25 anni, per comprendere come i social network, con la loro dirompente diffusione, hanno inciso sulle relazioni sociali degli italiani e in particolare sui rapporti tra vicini di casa.

Nell’analisi sono stati coinvolti, oltre ai social, anche forum e blog, per poter studiare a 360 gradi il comportamento degli italiani sul web. Il risultato è stato davvero clamoroso ed è andato oltre quello che gli stessi studiosi si sarebbero aspettati.

Si è scoperto che fondamentalmente gli italiani preferiscono sfuggire ai propri vicini di casa. Spesso il mancato saluto non è legato a una distrazione, ma a una distinta volontà di non creare alcun legame con quella persona. Complice probabilmente il voler salvaguardare la propria abitazione come una sorta di rifugio nel quale chiudersi dopo gli impegni di un’intera giornata lavorativa, la volontà di non parlare di se stessi e delle proprie vicende personali con il vicino di casa è esplicita e si rintraccia in moltissime persone.

Bisogna inoltre sottolineare che rispetto a qualche anno fa sta venendo meno anche l’attaccamento alla casa come luogo fisico in cui trascorrere la maggior parte della propria vita. Per prima cosa si deve considerare il fatto che in casa ci si sta sempre meno. I nuovi ritmi lavorativi portano a trascorrere fuori dalla propria abitazione un’intera giornata e questo significa che a casa ci si torna soltanto per poche ore, senza avere tempo neanche di viverla come si vorrebbe. Se non si riesce a vivere neanche la propria abitazione, figuriamoci il condominio. E in una situazione di questo tipo è anche naturale che si preferisca dare spazio ai rapporti familiari, mettendo necessariamente in secondo piano le relazioni con i vicini.

Altro aspetto non di poco conto è quello della sempre più rimarcata mobilità lavorativa, per cui si tende ad essere sempre meno legati al luogo in cui si risiede, semplicemente perché si è consapevoli del fatto che da un momento all’altro ci si potrebbe trasferire. Insomma, la nostra società sta diventando sempre più flessibile e questo aspetto non può non influenzare anche i rapporti umani, in questo caso in maniera purtroppo piuttosto negativa. Tutto è passeggero e neanche le relazioni tra persone riescono a trovare la stabilità che meriterebbero.

Certo, un po’ preoccupante si è rivelata l’eccessiva ricerca di solitudine da parte delle persone monitorate dagli psicologi. Alcune di loro arrivano addirittura ad assicurarsi che le scale siano libere quando escono dal proprio appartamento, mentre altri non hanno problemi ad ammettere che quando possono tendono ad evitare l’ascensore, semplicemente perché lì dentro potrebbero incontrare qualche vicino.

Insomma, si punta alla più totale asocialità. Questo avviene principalmente al nord, mentre sembrerebbe che al sud i rapporti tra vicini siano in parte ancora salvaguardati. A influire sono naturalmente i diversi stili e ritmi di vita. Un ruolo importante è giocato poi dalla tipologia di persone che abitano un determinato condominio e dalle occupazioni che esse hanno. Difficilmente infatti si riesce ad avere una coincidenza di orari tale da potersi incontrare piacevolmente sul pianerottolo e scambiare due chiacchiere. Così come il nord si differenzia dal sud, una notevole differenza emerge anche dal confronto tra i piccoli paesi e le grandi città. Se chi vive nei grandi centri spesso non conosce neanche i propri vicini di casa, considerati come perfetti sconosciuti con i quali non si vuole avere nulla a che vedere, nettamente diversa è la situazione nei piccoli paesi, dove ai rapporti di vicinato viene data maggiore importanza, soprattutto da parte delle persone più anziane e dei ragazzi. La fascia d’età maggiormente asociale risulta essere invece quella compresa tra i 30 e i 50 anni. Non a caso si tratta delle persone maggiormente impegnate nel lavoro, che tendono a scappare via di casa velocemente e a rientrarvi altrettanto rapidamente. Gli anziani invece hanno più tempo a disposizione, e in aggiunta sono meno attratti dalla vita sui social e più dalle relazioni reali con le altre persone. Per loro la chiacchierata con il dirimpettaio continua a prevalere sul saluto scambiato in chat e questo si rintraccia inevitabilmente nei comportamenti quotidiani.

Finché il mancato rapporto tra vicini è frutto di una mera scelta personale, nulla di preoccupante. Quel che allarma gli psicologi è invece il fatto che molte persone tra quelle prese in considerazione nel campione dei 1800, hanno dimostrato di avere addirittura timore di andare a stabilire un rapporto di qualsiasi tipo con il proprio vicino di casa. Qualcuno teme di spingersi in un approccio perché ha paura di essere snobbato e alcuni provano ansia al solo pensiero di dover incontrare per un attimo il vicino scendendo o salendo le scale.

La soluzione potrebbe essere dietro l’angolo e sarebbe davvero semplice. Basterebbe infatti intensificare i rapporti mediante piccole feste di condominio o semplicemente brevi incontri organizzati, anche solo per presentarsi e prendere un caffè tutti insieme. Questo favorirebbe la socializzazione, permetterebbe ai vicini di conoscersi e ci renderebbe tutti decisamente meno soli. Ma ci si chiede a questo punto, in quanti parteciperebbero a incontri di questo tipo? Dati i risultati del sondaggio non è poi così scontato che tutti i condomini accetterebbero di prendere parte a una festa di condominio. Probabilmente preferirebbero fare altro, non sentendosi affatto coinvolti in una realtà per la quale non provano evidentemente alcun senso di appartenenza. Forse creare una chat di gruppo alla quale invitare tutti i condomini potrebbe essere allora un’idea alternativa? Se è vero che tutti noi siamo più social che sociali, forse si potrebbero ottenere maggiori adesioni e chissà che non si inizierebbe a comunicare di più tra vicini di casa, anche se solo in chat. Sarebbe già un buon punto di partenza.

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